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Filtri a prova di fumo: considerazioni e problematiche

Il Codice, ad oggi, fornisce una definizione ma non una norma di progettazione

Il Codice di Prevenzione Incendi, diventato legge nel 2015, ha rappresentato un punto di svolta cruciale
per la prevenzione incendi in Italia.

 

Particolare attenzione è stata messa nell’ammodernamento tecnico e tecnologico dei locali filtro.
Secondo il Codice un locale filtro è un compartimento antincendio avente:

- Classe di resistenza al fuoco non inferiore a 30 minuti;

- Due o più porte tagliafuoco almeno E 30-Sa munite di congegni di auto chiusura;

- Carico di incendio specifico [qf] non superiore a 50 MJ/m².

 

Il decreto ministeriale dà successivamente la definizione di locale filtro a prova di fumo suddividendolo in tre casistiche a sé stanti: camino di ventilazione, apertura laterale e sistemi di pressurizzazione.

 

Sfortunatamente però il Codice si limita a definirli senza però prevedere, al momento, nessuna norma che ne regoli la progettazione.

 

In ambito normativo italiano il primo decreto che ha definito il concetto di filtro a prova di fumo risale addirittura al 1983. Il Codice ha permesso un notevole salto in avanti ma i principali limiti dei filtri, eccezion fatta in parte per i pressurizzatori, sono causati dall’evidente arretratezza della prima norma di riferimento.

 

Per quanto riguarda invece il panorama normativo europeo, l’utilizzo di filtri a prova di fumo non è previsto rendendoli di fatto una prerogativa della normativa italiana che fa riferimento al Codice di Prevenzione Incendi.

 

PROBLEMATICHE DI PROGETTAZIONE

 

Riportiamo alcune delle principali problematiche che possono sorgere in fase di progettazione:

 

- Può bastare una semplice apertura come sfiato dell’aria?

Si, a patto che venga tenuto in considerazione il fatto che il vento esterno possa interferire negativamente.

 

- Può essere sufficiente un semplice camino?

Si, ma dovrà essere di volta in volta progettato adeguatamente ricordando che, in caso d’incendio, il filtro sarà in depressione e richiamerà fumo dalla stanza limitrofa.

 

- Si può progettare un sistema efficace di pressurizzazione del filtro?

Si, tenendo però conto di dimensioni e perdite di carico del filtro stesso.

 

Altri problemi riscontrabili potrebbero essere dovuti alle sezioni nettamente ridotte dei camini di ventilazione, con la conseguenza della mancata garanzia di effettivo tiraggio dei canali nonostante la sezione minima pari a 0,1 mq.

 

CONCLUSIONI

 

Come abbiamo visto in precedenza, Il D.M. 30/11/1983 si limita a suggerisce dimensioni minime per la realizzazione dei filtri a prova di fumo, glissando su quale dei tre sistemi sia il più appropriato a seconda del tipo di attività da mettere in sicurezza. Altri dubbi insorgono anche a causa del fatto che non vengono fornite indicazioni relative ad una superficie minima di applicazione.

 

Limitatamente ai sistemi di pressurizzazione occorrerà verificare la dimensione del vano, il quale dovrà essere dimensionato garantendo l’apertura delle due porte tagliafuoco. In più dovrà essere garantito che la portata di aria pulita condotta nel vano possa creare la pressione minima richiesta dall’intero ambiente (sempre mantenendo il minimo di 0,3 mbar).

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